Dall’inizio della recessione nel 2008, il supporto fornito dal
proprio consulente finanziario (promotore, private banker o consulente
indipendente) è ritenuto importante o molto importante dal 64% degli
intervistati. Tale centralità è confermata dall’orientamento sulle scelte d’investimento che saranno effettuate nel corso dell’anno:
il 42% del campione italiano dichiara che, prima di decidere,
consulterà un professionista (in particolare, il 20% si rivolgerà a un
consulente finanziario, il 17% consulterà la propria banca, il 5%
interpellerà un dottore commercialista o una figura professionale
assimilabile).
Tra le altre fonti utilizzate per decidere che cosa fare dei propri
risparmi un ruolo di particolare importanza è esercitato dai siti
d’informazione finanziaria (21%). Sempre ascoltati familiari e amici (12%) mentre i media (6%) esercitano una minore influenza. L’importanza
attribuita dagli italiani alle diverse fonti non si discosta
sostanzialmente da quanto registrato negli altri Paesi.
Gli intervistati ritengono che il peggioramento
delle condizioni economiche internazionali degli ultimi cinque anni
abbia avuto un impatto negativo sui propri investimenti e risparmi: la
pensa così il 60% del campione, una percentuale ben superiore alla
media mondiale (49%). Solo il 20% ha invece dichiarato un andamento
positivo (questo dato si attesta al 34% per il campione globale). La
flessione subita, mediamente, è stimata all’11%, una delle percentuali
più elevate nei Paesi oggetto dell’indagine di Schroders.
Incerte prospettive dell’economia e instabilità dei mercati
alimentano l’atteggiamento abitualmente prudente degli investitori
italiani, che antepongono la protezione alla crescita del capitale.In
termini di prodotti, benché nel 2013 la preferenza in Italia andrà alle
soluzioni che garantiscono una protezione del capitale (32% versus 20%
del campione mondiale), il 31% degli intervistati è orientate verso strumenti
che generano un reddito a lungo o a breve termine (vs 39% del campione
mondiale) e il 21% perseguirà la crescita (vs 28% del campione
mondiale).
La ricerca ha inoltre rilevato che nei prossimi dodici mesi,
nonostante il 37% degli italiani ridurrà (in media del 6%) il patrimonio
investito, il 63% lo aumenterà o lascerà invariato. Negli altri Paesi è
invece emerso che l’80% prevede un aumento o un mantenimento del
patrimonio investito mentre il 20% lo diminuirà.“La ricerca
conferma una volta di più che gli italiani sono consapevoli di non poter
fare da sé nelle scelte d’investimento e che c’è nel Paese una forte
domanda di consulenza”, ha dichiarato Luca Tenani, Responsabile
distribuzione per l’Italia di Schroders. “L’attenzione al contenimento
del rischio è marcata, ma gli italiani stanno investendo, come
dimostrano ad esempio i dati 2013 sulla raccolta dei fondi, e
manifestano un interesse particolare per le soluzioni in grado di
generare un reddito costante”.
Fonte: ProfessioneFinanza
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