È l’allarme lanciato dall’Agenzia delle Entrate durante la presentazione del nuovo strumento di controllo che misurerà la “coerenza fiscale” dei contribuenti italiani
21/11/2012 Redazione MyAdvice
Redditi molto vicini allo zero per quasi un milione di famiglie italiane. È l’allarme, ma anche la giustificazione, con cui il direttore generale dell’Agenzia delle Entrate, Attilio Befera, ha presentato martedì in forma ufficiale il “Redditest”, il nuovo strumento che misurerà autonomamente e online la congruità tra il proprio reddito familiare e le spese sostenute.
Una diagnosi di “coerenza fiscale” insomma. Mai avremmo creduto che saremmo stati alla fine noi stessi il Grande Fratello di Orwelliana memoria.
La presentazione ufficiale.
«Da una simulazione sull'intera platea delle famiglie - ha spiegato
Befera nella conferenza stampa che si è tenuta ieri - oltre 4,3 milioni,
circa il 20% delle dichiarazioni dei redditi (in sostanza una su
cinque) risultano non coerenti». Ma tra chi dichiara redditi pressoché
nulli sono numerosi i soggetti che sostengono spese rilevanti e
ricorrenti. «Pertanto da gennaio sarà impiegato il nuovo redditometro: è
già pronto e il relativo decreto ministeriale è in fase di
approvazione».
Il
dg, nella presentazione, ha precisato che i dati saranno noti al solo
contribuente, non ne rimarrà traccia sul Web e «non comporterà alcun
onere di contabilità per il contribuente». Online si scarica solo il
programma sul proprio computer mentre i dati forniti rimarranno a
esclusiva disposizione di chi lo ha compilato.
Il funzionamento. Una volta compilato, il redditest mostrerà una sorta di semaforo: la
luce verde darà un messaggio di coerenza tra reddito familiare e spese
sostenute nell’anno, mentre il semaforo rosso segnalerà l'incoerenza tra
le due componenti.
Lo strumento richiede l’inserimento dei dati relativi al nucleo familiare, il Comune di residenza, vanno poi inserite le spese più significative affrontate nel periodo di riferimento. Le voci di spesa sono aggregate in sette 'macrocategorie': abitazione, mezzi di trasporto, assicurazioni e contributi, istruzione, tempo libero, cura della persona, spese varie, investimenti immobiliari e mobiliari netti.
L'allarme sull'incoerenza tra spese effettuate e redditi dichiarati dovrebbe scattare se il divario supera il 20 per cento. Lo strumento richiede l’inserimento dei dati relativi al nucleo familiare, il Comune di residenza, vanno poi inserite le spese più significative affrontate nel periodo di riferimento. Le voci di spesa sono aggregate in sette 'macrocategorie': abitazione, mezzi di trasporto, assicurazioni e contributi, istruzione, tempo libero, cura della persona, spese varie, investimenti immobiliari e mobiliari netti.
Fonte: ProfessioneFinanza
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