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lunedì 7 luglio 2014

Oltre al danno la beffa: quale strategia di protezione usare

Il problema è che in tutti questi anni il consulenti finanziari, nel tentativo di instaurare un rapporto solido e duraturo con il proprio cliente, si è dotato della strategia sbagliata per il cliente sbagliato. Come cambiare direzione.

Lo abbiamo detto e ripetuto:
Una perdita impatta molto di più di un guadagno, quindi recuperare una perdita è matematicamente complesso
Ovvero: la percentuale di recupero cresce in modo esponenziale rispetto alla perdita percentuale, ad es. perdere il 60% significa dover recuperare il 150% solo per ritornare in pari.
A questo punto è chiara l’importanza di contenere le perdite e, di conseguenza, avere un drawdown più basso possibile, solo contenendo le potenziali perdite potremo sperare in montanti crescenti nel tempo.
 L’essere umano è pervaso dal senno del poi e quindi investe sistematicamente nel momento sbagliato e sul fondo che è andato meglio negli ultimi anni, incurante del fatto che magari il gestore abbia solamente cavalcato un trend positivo (vedi il mercato obbligazionario degli ultimi 10 anni) e che probabilmente, nel migliori dei casi, non riuscirà a ripetersi o addirittura lo esporrà inconsapevolemnte ad elevati rischi.
 L’umana tendenza ad incrementare le posizioni quando i mercati salgono va ad inficiare il risultato finale del portafoglio, così come un versamento successivo importante, prima di uno storno del 25%, massacra il risultato totale, annullando il precedente guadagno del 100% (e così un cliente nuovo che entra sui massimi e perde il 25% rischia di essere un cliente perso).
 Il rendimento reale, che tiene quindi conto non solo del rendimento del gestore ma anche del rendimento legato alla dinamica dei flussi, è sempre molto diverso dal rendimento del sottostante, inteso come rapporto tra NAV di vendita e NAV di acquisto.
Un esempio: immaginate il cliente prospect, molto abbiente, che per anni avete inseguito e che finalmente il 9 marzo del 2009 (minimo storico, l’S&P 500 quotava intorno a 666) decide di affidarvi una piccola quota, pari a 100.000 €, per saggiare le vostre capacità. Possiamo dire un colpo di fortuna memorabile; tra marzo 2009 e marzo 2011 l’S&P 500 raddoppiò. A questo punto il ricco magnate aveva ormai raddoppiato il proprio capitale da 100.000€ a 200.000€ ed è li che, inebriato da tanto guadagno, capisce di avere dinanzi a se il vero gestore del suo patrimonio, colui che lo avrebbe guidato nell’impervio sentiero del Financial Planning. Nel frattempo il mercato, tra aprile ed ottobre, subisce un massimo drawdown del 25% circa, ma il cliente capitalizza comunque un +50%, dato che perdere il 25% di 200.000 significa tornare a 150.000; e vissero felici e contenti. Purtroppo, come ben sappiamo, la realtà è ben diversa. Difatti il cliente, grazie al solito maledetto senno del poi, quando secondo voi, oltre al cip iniziale, avrebbe conferito in gestione il resto dei suoi denari e quindi 1.000.000 di euro? Beh chiaramente non subito, prima mi dimostri di meritarli e forse dopo… 
Come la stragrande maggioranza dei risparmiatori  avrebbe avuto bisogno di confermare il buon andamento del prodotto negli anni precedenti, per decidere solo a quel punto di acquistare, con il risultato di comprare sui massimi!. Sono coloro che si sentono tranquillizzati e si lasciano trasportare dal bias del senno del poi, rendendosi conto troppo tardi che sono proprio gli aspetti su cui ripongono le loro sicurezze a tradirli…Insomma il fatidico milione lo investe ad aprile del 2011. Come anticipato prima, tra aprile ed ottobre, il mercato stornò del 25% guadagnando comunque il 50%. Peccato che lui da 1.200.00 € di aprile sia passato a 900.000 con una perdita di 300.000 su 1.100.000 versati. In conclusione il mercato guadagna il 50% e nello stesso periodo il cliente perde il 18%. Facile da spiegare no?
 Ultimo aspetto ancor più paradossale. Il consulente, nonostante che dal 2009 alcune interessanti asset class legate per esempio all’immobiliare siano ripartite dando vita ad un trend rialzista notevole, non avrà più il coraggio di investire sui prossimi mega trend perchè le ferite sono ancora aperte. Ricomincerà, come è sempre successo, a suggerirle timidamente quando di nuovo il mercato sarà almeno raddoppiato cadendo nel solito tranello di sempre..
 In sintesi sino ad oggi il sistema ha proposto ai risparmiatori un modello accademico che, con la sua visione simmetrica del rischio, cozza completamente con le esigenze del cliente e dell’essere umano in genere. Non pago di ciò molto spesso viene anche meno alla sua capacità di protezione, dato che ha cercato di modellizzare una realtà complessa come quella dei mercati finanziari semplificandola al punto che una deviazione rispetto allo norma minaccia di disintegrare il portafoglio ( il cigno nero del 2008).
 Per quanto io ritenga sia utile avvalerci del VAR, in tutte le sue declinazioni, a supporto dell’attività di gestione, parimenti credo sia necessario non viaggiare in autostrada sempre e solo con lo specchietto retrovisore e che quindi sia necessario disporre di un supporto dinamico e personalizzato di controllo del rischio atto ad intervenire dinanzi ad imprevisti.



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