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giovedì 1 agosto 2013

Pensioni anzianità, nessuna modifica per quest'anno

Il nodo pensioni è sotto il fuoco incrociato di chi procede verso un cambiamento dell'attuale sistema promulgato dalla riforma Monti-Fornero, dello scorso anno, e di chi invece frena i facili entusiasmi riportando alla realtà odierna dove mancano i fondi per attuare qualsiasi tipo di modifica.
Cambamento del sistema che certamente quindi non potrà essere attuato a breve ma solo forse verso la fine del anno in corso o addirittura a 2014 inoltrato, a causa della mancanza di risorse da parte del Governo, che sta battendo numerose strade per cercare una via d'uscita. La proposta più gettonata sarebbe quella di permettere un'uscita anticipata dal lavoro, ma solo a fronte di penalizzazioni. Il programma sarebbe quello di consentire al lavoratore con almeno 35 anni di contribuzione e 62 anni di accedere alla vecchiaia ma con una penalizzazione graduale. La riduzione dovrebbe essere pari al 2% delle anzianità retributive maturate fino al 31 dicembre 2011 per ogni anno di anticipo all'accesso rispetto ai 66 anni di età anagrafica, per cui un lavoratore che lascia a 62 anni potrebbe subire una riduzione pari all'8%. Oggi la pensione di vecchiaia si ottiene quando si raggiunge un requisito minimo, cui deve essere accompagnato un requisito contributivo di almeno vent'anni di contribuzione. A decorrere da quest'anno gli anni si adeguano al meccanismo di aggancio alle speranze di vita (tre mesi in più) e si potrà lasciare a 62 anni e tre mesi per le dipendenti del settore privato; a 63 anni e nove mesi per le lavoratrici autonome ;a 66 anni e 3 mesi per gli uomini dipendenti del settore privato o autonomi. Per tutti i lavoratori, però, del settore pubblico e del privato, la pensione di vecchiaia non potrà comunque essere inferiore a 67 anni dal 2021, anche se questo traguardo non fosse raggiunto tramite gli adeguamenti alla speranza di vita.
Fonte: ProfessioneFinanza

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