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domenica 12 maggio 2013

Italiani e Investimenti: mappa del risparmio in tempo di crisi

La crisi ha profondamente modificato le scelte di investimento degli italiani. Infatti lo stato di incertezza delle famiglie italiane dipende direttamente dal clima pessimo che c'è nei mercati dall'inizio della crisi dei mutui subprime in poi.
Gli italiani quindi hanno spostato le loro preferenze di investimento in settori dove il rischio è molto più basso, preferendo i conti deposito e le attività meno pericolose a svantaggio dell'investimento in azioni e in fondi comuni. Non è sufficiente esaminare nei bilanci del campione degli investitori medi - un gruppo che non include le famiglie più abbienti e si accosta di più alla composizione media della popolazione - dove si trova un altro indicatore di disagio, quello dell'aumento dell'indebitamento. E infatti, dal 1999 alla fine del 2011 sono raddoppiate le passività finanziarie in percentuale del reddito disponibile: l'ultimo valore è pari all'80% mentre quello di partenza era del 40%. Invece il fatto positivo è che gli italiani rimangono in assoluto i meno indebitati in Europa, anche se dal 2008 in poi la distanza con gli altri paesi europei si è accorciata, in particolare con i tedeschi (che hanno ridotto negli ultimi anni il loro livello di indebitamento) mentre è aumentata rispetto agli anni passati la quota di debiti contratti da francesi e spagnoli. Per quanto riguarda invece il settore degli investimenti, se da un anno all'altro le differenze sono poco marcate, rispetto al 2007 (cioè a prima dell'esplosione della crisi dei subprime) risultano inferiori di 10 punti percentuali gli investimenti in "strumenti finanziari rischiosi", secondo la definizione della Relazione Consob: la percentuale di famiglie che investono in azioni, obbligazioni, risparmio gestito e polizze vita si attesta nel 2012 al 25%, con decrementi particolarmente sensibili nel comparto delle polizze vita e fondi pensione e dei prodotti di risparmio gestito (presente quest'ultimo nei portafogli del 9% delle famiglie italiane). In particolare le azioni quotate sono contenute nei portafogli del 2,9% delle famiglie medie, mentre ancora alla fine del 2011 erano pari al 4,1% (e prima della crisi erano pari al 6,4%). Focalizzando inoltre l'analisi sulla composizione del portafoglio delle famiglie, la categoria di gran lunga più diffusa è quella dei depositi e del risparmio postale, che rappresenta quasi la metà (47% per l'esattezza) dell'intero portafoglio medio, e in crescita di circa dieci punti rispetto al 2007. In aumento anche l'incidenza percentuale dei titoli di Stato, passati dal 14,2 al 17,1% in un anno (dal 2011 al 2012) e superiori ai livelli pre-crisi. Dimezzato invece, dal 2007 a fine 2012, l'investimento in azioni, passato dal 10% del portafoglio all'attuale 5,3% (mentre è lievissima la diminuzione dal 2011 all'anno successivo).
Fonte: ProfessioneFinanza

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