Il valore del debito pubblico, che ha già oltrepassato
quota 2.000 miliardi di euro alla fine del 2012, è l’elemento-chiave
nello sviluppo dello spread Btp-Bund. Sembra che ad ogni
punto di incremento del nostro debito, si produca un parallelo ampliamento
del differenziale tra i tassi italiani e quelli tedeschi. Tuttavia, può
essere comprensibile il fatto che gli investitori chiedano un maggior
premio per il rischio al crescere del debito pubblico.
Se il debito aumenta, vuol dire che il paese ha difficoltà e tenere
in ordine i conti pubblici. La situazione chiaramente peggiora se anche
altri indicatori macroeconomici navigano nella stessa
direzione, in particolare il tasso di crescita del pil e il livello
dell’occupazione e dei consumi. Negli ultimi anni, prima che scoppiasse
la crisi finanziaria dell’area euro, gli investitori non avevano dato
grande importanza allo stato di salute delle finanze pubbliche italiane.
Uno studio firmato Antonello D’Agostino e Michael Ehrmann, appena
pubblicato dalla Bce, dal titolo “The pricing of G7 sovereign bond
spreads the times, they are a-changin”, analizza le principali
determinati degli spread sui titoli sovrani dei paesi del G7. Dallo
studio emerge che tra le variabili-chiave analizzate (liquidità, debito, pil, bilancia commerciale, condizioni di mercato, inflazione attesa)
è il debito pubblico a incidere magggiormente sull’andamento dello
spread Btp-Bund. Gli studiosi evidenziano che ad ogni aumento del 10%
del debito pubblico corrisponde un ampliamento dello spread di 100 punti
base.
Per capire il diverso peso tra il debito e le altre variabili,
bisogna pensare che dallo studio si evince ad esempio che una
variazione del fattore liquidità (cioè la quantità di titoli in
circolazione) genera un aumento di 30 punti base, mentre l’aumento del
sentiment di avversione al rischio (misurato con l’indice Vix) una
crescita dello spread di 45 punti base. Dallo studio emerge anche che il
valore “corretto” dello spread Btp-Bund si aggira intorno a 200 punti
base, una cifra simile a quella indicata da Bankitalia in un’analisi
risalente a settembre scorso.
Fonte: ProfessioneFinanza
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